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Analisi del sangue: quando occorre farle a digiuno?

Analisi del sangue: quando occorre farle a digiuno?

Chi ha detto che per sottoporsi alle analisi del sangue è sempre necessario presentarsi a digiuno in laboratorio? Quella che è un’opinione abbastanza diffusa, in realtà non è sempre sostenuta da un fondamento scientifico.

Dipende dagli esami

Ci sono esami ed esami e un’indicazione valida su larga scala non esiste. Così come sono anche altri i parametri da considerare nella lettura delle analisi: lo stato di stress di una persona, l’assunzione di farmaci, l’abitudine al fumo, lo svolgimento (costante o occasionale) di un’attività sportiva.
A fare chiarezza è un documento firmato dalla Società Europea dell’Aterosclerosi (presieduta da Alberico Catapano, ordinario di farmacologia all’Università Statale di Milano e direttore del laboratorio per lo studio delle lipoproteine e aterosclerosi dell’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo) e dalla Federazione Europea di Chimica Clinica e Medicina di Laboratorio, pubblicato sull’European Heart Journal.

Le conclusioni scientifiche

Le conclusioni sono chiare: se il motivo per cui si sottopone alle analisi è la necessità di dosare la quantità di grassi (trigliceridi e colesterolo) presenti nel sangue, non occorre presentarsi all’appuntamento a digiuno, come raccomandato in maniera diffusa in tutti i Paesi. Fa eccezione la Danimarca, che dal 2009 «agevola» i propri connazionali, senza raccomandare che dall’ultimo pasto al prelievo siano trascorse almeno otto ore. Un’indicazione, scrivono adesso gli esperti, che potrebbe essere «rischiosa per bambini, anziani, diabetici e lavoratori».

Alla base del documento c’è la «mancanza di prove che supportino la necessità di presentarsi a digiuno alle analisi del sangue se l’obiettivo è valutare il rischio cardiovascolare», del cui aumento i grassi – soprattutto il colesterolo Ldl – è direttamente responsabile. I ricercatori fanno riferimento al primo esame. «Soltanto se i valori risultassero sospetti, potrebbe nascere l’indicazione a ripetere il test a digiuno».

A digiuno se si deve misurare la glicemia

Nonostante l’invito al digiuno sia piuttosto frequente, il messaggio non coglie di sorpresa Marcello Ciaccio, direttore del dipartimento di biopatologia e biotecnologie mediche e forensi all’Università degli Studi di Palermo e presidente della Società Italiana di Biochimica e Biologia Molecolare Clinica.

«L’assunzione recente di grassi attraverso la dieta non è in grado di alterare i parametri lipidici. Non serve digiunare nemmeno se si ha intenzione di donare il sangue. L’indicazione cambia invece se l’obiettivo è misurare i valori di glicemia.

In questo caso si consiglia di presentarsi all’appuntamento al mattino presto, a digiuno da almeno otto ore e il limite per gli zuccheri nel sangue è rappresentato da cento milligrammi per decilitro.

Per chi si sottopone al prelievo nel corso della giornata, invece, teniamo in considerazione un valore uguale o inferiore a 180 milligrammi per decilitro».

Digiuno raccomandato anche per il dosaggio dell’insulina (nelle persone in cui si sospetta una diagnosi di diabete) e del peptide C (altro marcatore «sensibile» alle oscillazioni della glicemia). Nessuna limitazione, invece, per il dosaggio degli ormoni tiroidei.

Contano anche stress, sonno e sport

Come risulta già chiaro, non c’è un’unica indicazione valida su larga scala. E il digiuno non è l’unico parametro da considerare nella lettura della analisi del sangue. Se per esempio il medico curante richiede gli esami per conoscere i livelli ematici di ormoni «sensibili» allo stress – adrenalina, noradrenalina, prolattina, cortisolo – «è importante che l’ambiente in cui viene effettuato il prelievo sia confortevole per il paziente e che lo stesso risulti sereno – prosegue Ciaccio -. Anche la semplice paura dell’ago può alterare i parametri di interesse». Quanto al cortisolo, il prelievo va effettuato nelle prime ore della mattina.

Mentre per dosare l’ormone della crescita (somatotropina) è necessario sottoporsi a un test «dinamico»: prima si stimola l’ipofisi a secernerlo (previa iniezione di glucagone o arginina) e dopo qualche ora si procede al prelievo.

Questo perché i valori massimi del Gh si registrano nelle prime ore di sonno e diversamente non sarebbe possibile fare. È infine necessario considerare anche se una persona ha svolto attività fisica la sera prima di sottoporsi alle analisi del sangue. In tal caso, soprattutto se si tratta di uno sportivo occasionale, a risultare «alterati» potrebbero essere alcuni valori enzimatici (lattato deidrogenasi e creatinchinasi).

Fonte: fondazioneveronesi.it

Le informazioni fornite in questo articolo hanno natura generale e sono pubblicate a scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere del medico

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