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Il fumo è una dipendenza fisica, come una droga

Il fumo è una dipendenza fisica, come una droga

La dipendenza fisica da fumo, come per le altre droghe, è una modifica di alcune aree del cervello.
Quando si aspira del fumo di tabacco, la nicotina contenuta nelle foglie penetra molto rapidamente le membrane che proteggono il cervello.
La nicotina interagisce con i recettori di cellule che nel cervello regolano l’umore e le emozioni, stimolano l’attenzione, la concentrazione e la performance psicomotoria.

Cosa sono i recettori

neurotrasmettitoriI recettori sono come delle stazioni di atterraggio posizionate sulle cellule del cervello (neuroni) e normalmente si legano a sostanze che produciamo noi stessi (neurotrasmettitori), ma alcuni in particolare possono legarsi anche alla nicotina e ad altre sostanze.

Quando la nicotina si lega ai recettori del cervello, questi ultimi si aprono e modificano l’attività della cellula stessa che è in grado di trasmettere una carica elettrica (depolarizzazione): l’attività di tutte le cellule stimolate in questo modo crea infine un effetto che noi sentiamo come piacevole (le aree del cervello coinvolte sono gestite dalla dopamina).

Dopo che un recettore “lascia andare via” una molecola di nicotina, quasi subito è in grado di legarne un’altra e quindi produrre una nuova scarica.

Nel cervello dei fumatori

il fumo nel cervello Dopo un po’ però questo recettore inizia a “stancarsi” e a rispondere meno al legame con la nicotina; in un certo senso si abitua alla molecola e diviene insensibile. Il nostro cervello a questo punto, pur di continuare a beneficiare di quella stimolazione piacevole “fabbrica” nuovi recettori da mettere sulle cellule in modo da raccogliere tutta la nicotina disponibile. Questo fenomeno prende il nome di neuroadattamento.

È per questa ragione che si inizia con poche tirate ma poi in breve tempo sentiamo di “dovere” fumare di più e passiamo a 10, 20 o anche un numero superiore di sigarette.

Nel cervello dei fumatori i recettori nicotinici sono da 100 a 300 volte più numerosi rispetto ai non fumatori.

Quando smettiamo di fumare tutti questi recettori in sovrannumero rimangono di colpo senza la loro sostanza preferita e la loro “fame” aumentata è alla base del malessere generalizzato proprio dell’astinenza: umore alterato, ansia, irritabilità, disturbi del sonno, agitazione, ecc. (le aree coinvolte in queste manifestazioni sono gestite dalla noradrenalina).

Chi continua a fumare, lo fa per tenere a bada la fame di questo esercito di recettori. Quindi, come del resto in tutte le dipendenze, si assume una sostanza per porre rimedio a un bisogno che prima non avevamo.
Se però si resiste abbastanza a lungo senza introdurre nicotina, il nostro organismo inizierà a sopprimere i nuovi recettori che aveva creato e questi torneranno gradualmente al loro numero naturale.

 

Fonte: Dott. Mauro Bruni. Psicologo

 

Le informazioni fornite in questo articolo hanno natura generale e sono pubblicate a scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere del medico

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