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Anoressia: una bugia dello specchio

Anoressia: una bugia dello specchio

“Perché ci si ammala di anoressia” si chiedono spesso i genitori disperati di adolescenti scheletriche, spesso molto belle, ma che guardandosi allo specchio si vedono brutte. Dieta, conteggio delle calorie e controllo del peso possono diventare un’ossessione durante l’adolescenza e alimentare un disagio psichico abbastanza frequente in questo difficile passaggio verso l’età adulta.

Riconoscere precocemente e prevenire l’instaurarsi di un’anoressia può non essere semplice per i genitori, anche se alcuni segnali tipici possono aiutare a intervenire prima che il peso corporeo sia drasticamente ridotto.

I campanelli d’allarme

I primi campanelli d’allarme comprendono lo sviluppo di una preoccupazione eccessiva per il peso corporeo (anche in soggetti già magri o in modestissimo sovrappeso) e la conseguente limitazione dell’assunzione di cibo per cercare di dimagrire “soltanto di qualche chilo”. La preoccupazione e l’ansia riguardo al peso e alla dieta da seguire per tenerlo sotto controllo aumentano progressivamente, anche se di fatto i chili persi sono ormai molti e si è vicini al deperimento. Il rifiuto di ascoltare le raccomandazioni e i consigli di genitori e amici riguardo alla necessità di nutrirsi in modo adeguato e la negazione del disturbo sono due fenomeni tipici della fase iniziale della malattia.

Le alterazioni fisiche

Altre alterazioni caratteristiche sul piano fisico e metabolico comprendono: la scomparsa delle mestruazioni (amenorrea), l’aumento della peluria (lanugine diffusa), la riduzione del desiderio sessuale, l’intolleranza al freddo, la comparsa di gonfiori, la pressione bassa e la diminuzione dell’attività della tiroide. Nei casi gravi di anoressia praticamente ogni organo e apparato soffre a causa degli squilibri imposti dalla denutrizione, ma l’aspetto più preoccupante riguarda l’alterazione del bilancio idroelettrolitico: in particolare, sul fronte della disidratazione e della diminuzione dei livelli di potassio, che può determinare irregolarità del ritmo cardiaco potenzialmente letali (morte improvvisa per aritmie ventricolari).

La denutrizione

Il persistente stato di denutrizione, inoltre, con il tempo altera la capacità dell’intestino di assorbire i nutrienti, innescando un circolo negativo che peggiora il deperimento e che può essere ulteriormente aggravato dalla perdita di proteine attraverso i reni (proteinuria). Il ridotto apporto di calcio e vitamina D, associato alle alterazioni ormonali e dell’acidità del sangue, espongono invece a un significativo aumento del rischio di impoverimento osseo e osteoporosi precoce.

L’appetito resta

Un aspetto importante da sottolineare è che l’anoressia non comporta una reale perdita dell’appetito. Al contrario, i pazienti continuano a percepire lo stimolo della fame e sono ossessionati dal pensiero del cibo.

Gli anoressici rimuginano a lungo su alimenti ammessi e proibiti, diete e calorie; accumulano, nascondono e gettano il cibo nella spazzatura; collezionano ricette; preparano pasti elaborati e abbondanti per altre persone, senza assaggiare nulla, soprattutto in presenza di altri. In genere, mentono sui propri comportamenti legati al cibo.

Circa la metà delle persone che soffrono di anoressia sperimenta abbuffate periodiche, seguite dall’eliminazione del cibo ingerito con il vomito autoindotto, dall’uso di lassativi e diuretici o dalla pratica di un’attività fisica molto intensa per smaltire le calorie introdotte.

La depressione

Il deperimento fisico, unito alla ridotta qualità di vita e alle difficoltà relazionali, può favorire lo sviluppo di stati depressivi clinicamente rilevanti, irritabilità, insonnia e ritiro sociale. Nelle forme di anoressia caratterizzate da abbuffate e condotte di eliminazione può essere presente una maggior tendenza all’abuso di alcol e sostanze.

Trattamento dell’anoressia

Anche se visibilmente compromessi sul piano fisico, in genere, chi soffre di anoressia non si preoccupa dell’eccessiva magrezza o dell’ulteriore perdita di peso, né interpella il medico per cercare una soluzione al problema, salvo nel caso in cui intervengano disturbi collaterali specifici (gonfiori, dolore addominale, stitichezza, alterazioni del ritmo cardiaco ecc.) o un malessere realmente significativo. In genere, a richiedere l’intervento sanitario sono i familiari, che dovrebbero cercare di farlo il più presto possibile. Se affrontata precocemente, da team multidisciplinari esperti nella gestione dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e con la collaborazione della famiglia, l’anoressia può essere curata con successo.

Fonte: harmoniamentis.it

Le informazioni fornite in questo articolo hanno natura generale e sono pubblicate a scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere del medico

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